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Intervista ad Angelo Mozzillo

Passare il tempo tra gli albi illustrati è quello che più amiamo fare, avere poi la possibilità di confrontarsi con chi gli albi li crea, ci inonda di emozioni e domande da fare.
Questa volta, per il nostro consueto appuntamento #unalboa4maniconlautore abbiamo incontrato Angelo Mozzillo.
Intervista a cura di Vale @il_passaggio_segreto e Anna @il_guazzabuglio_

Ciao Angelo benvenuto in rubrica! Siamo tutti entusiasti e curiosi di conoscerti un po’, ti va di presentarti?
Ciao a tutte e tutti! Mi chiamo Angelo Mozzillo, sono nato a Napoli ma ormai da molto tempo vivo a Milano. Sin da quando ero bambino sono stato un grande appassionato di storie. Mi piaceva fare interagire i pupazzi e i robottini che avevo in cameretta per creare narrazioni.
Da adulto ho avuto la fortuna di poter lavorare proprio con le storie: ci faccio albi illustrati, romanzi, sceneggiature, racconti, reportage narrativi…
Mi piace molto sperimentare, quindi non dubito che racconterò storie anche in nuove forme che non ho ancora esplorato. Se poi i risultati saranno buoni me lo direte voi!

In pochissimi anni sei riuscito a pubblicare libri ed albi illustrati apprezzati da lettori di ogni età, riuscendo a creare un legame. Qual è stato il momento in cui ti sei “sentito” uno scrittore?
Per lungo tempo ho avuto difficoltà a definirmi scrittore. Avevo sempre paura che arrivasse qualcuno a chiedermi come mi fossi permesso di usare questo titolo. Forse mi è arrivato un po’ più di coraggio quando nel 2021 ho vinto il Premio e il Superpremio Andersen grazie all’albo illustrato “Io sono foglia” scritto con Marianna Balducci, edito da Bacchilega.
Vi racconto questa cosa: solo da un annetto ho cambiato la mia descrizione su Instagram specificando che faccio lo scrittore. Ci ho pensato tantissimo prima di farlo, consultandomi anche con alcuni amici per assicurarmi che facendolo non sembrassi un montato. Loro mi fecero ragionare in maniera molto pratica: mi guadagno da vivere scrivendo libri = faccio lo scrittore.
Ora finalmente riesco a vederla in modo più sereno. Mi si può forse contestare di essere bravo ma la parola “scrittore” sono riuscito ad accettarla e non me la toglie più nessuno.


Gli albi illustrati rappresentano i primi scritti che i bambini incontrano. Tu quando li hai conosciuti?

Ho conosciuto gli albi illustrati dopo i vent’anni. Il primo autore che ho scoperto è stato Davide Calì, con il suo libro “Mio padre, il grande pirata”. Adoro il modo in cui Calì riesce a parlare di argomenti profondi e filosofici e allo stesso tempo a scrivere dei libri spassosissimi. Sicuramente la sua scrittura ha influenzato molto il mio modo di pensare l’albo illustrato.

Ti sei concentrato sulla scrittura di libri per bambini e ragazzi, come mai?
Scrivo da sempre, ma ho fatto questa cosa strana: quando ero piccolo scrivevo storie dove i protagonisti erano adulti. Poi sono diventato adulto e ho cominciato a scrivere storie con protagonisti bambini.
Credo che mi piacciano i libri per ragazzi perché permettono, molto più di quelli per adulti, di giocare con l’immaginazione. Grazie a questo ho potuto fare storie su giganti, storie con animali, storie ambientate sott’acqua…

Una delle curiosità che accomuna noi lettori è scoprire come il libro prende forma: da dove arriva l’idea che svilupperai poi nei testi?
Le idee per i miei libri nascono sempre per caso, non ho un metodo scientifico. L’ispirazione arriva da qualsiasi cosa: un altro libro, un avvenimento che noto in strada, un servizio al telegiornale, un verso di una canzone… Il mio lavoro è quello di essere ricettivo e acciuffare l’ispirazione quando arriva.

Com’è invece la stanza in cui scrivi?
Ho cambiato molte case negli ultimi anni, quindi la mia stanza da lavoro muta in continuazione. Al momento ho una scrivania dove dovrei scrivere, ma poi finisco per scegliere sempre il tavolo bello grande della cucina. Vivo praticamente lì.

Qual è il primo albo illustrato che hai tirato fuori dal tuo “cassetto”?
Il mio primo albo illustrato si chiama “Abita qui Mimì?” illustrato da Ilaria Perversi, edito da Verbavolant.
È un albo a cui sono molto affezionato e che ancora oggi porto in giro durante le mie presentazioni. Uscì alla fine del 2018 e per essere l’albo di un esordiente non andò male: me lo ritrovai infatti in vetrina in molte librerie, anche a Milano, che è la città dove vivo.
Per me fu un’emozione unica, così come quella di trovare questo libro in alcune biblioteche. Per un esordiente tutto è nuovo, quindi col primo libro si accalcarono una serie di indimenticabili prime volte.

Soffermandoti sui libri che hai scritto, credi che vi sia qualche elemento comune tra loro?
Mi sono reso conto che spesso, nei miei libri, si parla di solitudine – e quindi anche del suo contrario, dello stare insieme. Sarà che è una cosa che ho sofferto molto e che, ancora adesso, mi fa molta paura. Come registro, invece, tendo spesso a usare l’ironia e l’umorismo, che trovo armi eccezionali anche per dire cose profonde.
A volte, quando il testo è serio, ci pensano le illustrazioni: è il caso anche del succitato “Io sono foglia”, dove al testo più serio si affiancano le illustrazioni della fantastica Marianna Balducci che nascondono, di tanto in tanto, una bella dose di sana ironia.

In riferimento a “Io sono foglia”, hai dedicato l’albo “a quelli che restano fuori”.
Fuori di testa, fuori di zucca, estranei al raziocinio?!
Inevitabilmente, leggendo il libro, ci vengono subito in mente i bambini, ma siamo curiosi di sapere chi sono per te, più precisamente, quelli che restano fuori?
Sento di dirvi che personalmente mi sono sempre sentito fuori. Fuori contesto, fuori tempo, fuori dai giochi perché non ne ho capito le regole. Mi sono sempre state strette le etichette, e trovo molto più interessante chi ne resta fuori.
I bambini sono così spontanei e cambiano così in fretta che è davvero difficile etichettarli. E se restano fuori dai giochi, ne creano un altro per conto loro. Sono i “fuori” per eccellenza.


Leggere i tuoi libri regala sempre un’emozione, sono capaci di offrire innumerevoli spunti di riflessione o anche donare semplici leggerissime risate. Tra le tue pubblicazioni, ce n’è una con cui hai un legame speciale? Ancora, in attesa delle tue prossime novità puoi darci qualche anticipazione?

È una domanda impossibile, per me. È come chiedere a un genitore qual è il suo figlio del cuore… come si fa?
Posso dire che i libri che più mi hanno dato soddisfazione sono “Io sono foglia” e la serie di “Detective Linus” illustrata da Davide Panizza e pubblicata per Il battello a vapore, ma sono affezionato a tutti i miei libri, anche quelli meno fortunati.
A proposito di Linus è appena uscito il terzo volume, di cui sono molto orgoglioso.
Per il Salone di Torino, invece, uscirà il 26 Maggio un nuovo romanzo che ho scritto in coppia con un amico, Daniele Movarelli, “I dieci giorni dello scolapasta” edito da Terre di Mezzo.
Scrivere in due è stata un’esperienza molto stimolante e sono curioso di sapere come verrà accolto. Avevo scritto in coppia solo una volta, ma in quel caso si trattava di una biografia, quella dello scienziato “Alan Turing. Uno scienziato agente segreto” che ho scritto assieme a Maria Elisabetta Marelli (illustrato da Angelo Ruta) per EL Edizioni.
Per quanto riguarda gli albi, invece, é appena uscito un libro a cui tengo molto, “La famosa esplosione alla fabbrica della nebbia”, con le illustrazioni di Andrea Antinori. È edito da Clichy e sono molto orgoglioso di come è venuto. Per ultimo ma non meno importante per me, “Un segreto importante” illustrato dalla bravissima Elisa Marzano, edito da Minibombo, in uscita il prossimo 19 Maggio.

Definisci “stimolante” l’esperienza di scrivere in coppia. Siamo felici di salutarti scoprendo che abbiamo, nel nostro piccolo, qualcosa in comune: condividere pensieri, confrontarsi, saper smussare gli angoli quando si decide di provare l’esperienza di scrivere in due è ciò che scegliamo di fare ogni venerdì nella rubrica @unalboa4mani_. Perché? Solo per un motivo, perché ci arricchisce!
Grazie Angelo per il tempo speso per noi, ti auguriamo milioni di nuove storie.

 

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Anna Robles

Ciao sono Anna..ho 37 anni e sono una bitontina adottata dalla bellissima Napoli da poco più di quindici anni. Nella vita sono prima di ogni cosa la mamma di Giulio e Pablito, due bimbi che amano avere i libri “tra i piedi-ni”. Abbiamo scoperto gli albi illustrati in un momento in cui avevo tanto bisogno di parlare e ascoltare i miei bimbi che tanto piccoli non sapevano quasi neanche parlare ma era necessario che io instaurassi con loro una comunicazione semplice e al contempo efficace. Ho apprezzato il loro potere salvifico durante il lungo lockdown del 2021..i libri sono stati la mia terapia per gestire l’ansia e la possibilità di viaggiare oltre le quattro mura pur restando chiusi in casa per Giulio e Paolo. La nostra libreria è cresciuta con Giulio, mentre Paolo ha già la fortuna di averne tanti. Sono una donna innamorata della Vita e credo profondamente nelle Persone, le osservo tantissimo…incontrarle è per me fonte di crescita, di ricchezza infinita. “Sei tu che mi salvi” di Jimmy Liao spiega perfettamente ciò che a parole non so spiegare di quella bellezza irresistibile che vedo nella gente. Da questa rubrica mi aspetto di condividere questa bellissima passione e mi aspetto di perdermi presto in un albo mai visto e mai letto ❤️ Ciò che più mi affascina è leggere e ascoltare di emozioni che le persone vivono quando stringono un albo illustrato tra le mani, per questo a 4 mani lo trovo un posto perfetto. Amo perdermi tra le illustrazioni di questi albi magici e amo ascoltare le impressioni spontanee dei bambini quando scoprono un nuovo albo…questo genera in me una dipendenza senza fine. Quando ho bisogno di risposte leggo “Alice nel Paese delle Meraviglie” e quando voglio sognare e perdermi in magnifiche illustrazioni, prendo tra le mani “Rosmarino” di Brigitte Minne e Carll Cneut, è il mio preferito in assoluto.

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