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Intervista a Cristina Petit

Per la rubrica Instagram  #unalboa4maniconlautore, Irene @ioleggoate e Patrizia @pattimatti_librichepassione hanno incontrato Cristina Petit, autrice e illustratrice vivace e frizzante.
Ci hanno fatte entrare nel suo mondo, alla scoperta dei suoi libri e albi illustrati.

Intervista a Cristina Petit

Irene e Patrizia :  <<Sei laureata in lingue e letterature straniere e hai iniziato a lavorare a scuola come insegnante. Poi cosa è successo? Da dove nasce Cristina Petit autrice e illustratrice di libri per bambini?>>
Cristina:  << Io ho sempre scritto come mia pratica personale, senza nessuna intenzione di pubblicare, ma per il piacere di fissare su carta i miei pensieri e le mie idee.
Durante gli anni in cui insegnavo ad un certo punto sono andata un po’ in affanno, nel mondo della scuola c’erano alcune situazioni che non mi convincevano, mi sarebbe piaciuto avere un confronto più assiduo e proficuo ma nella scuola in cui lavoravo non sono riuscita a farlo. Per soddisfare questo mio bisogno di confronto e condivisione ho aperto il blog Maestra piccola, qui ogni giorno riportavo piccoli aneddoti, episodi che mi succedevano a scuola, e facevo delle riflessioni giornaliere sulla scuola cogliendo tante sfumature diverse.  Queste storie quotidiane hanno suscitato subito interesse.
Le ho raccolte in un testo e i miei amici mi hanno spinto, con molta insistenza, ad inviare il manoscritto a un editore, il testo è piaciuto ed è nato il libro “Maestra piccola”.
Da lì si è aperta una nuova strada, un’avventura letteraria che non mi sarei mai immaginata. Ho trovato così un modo per condividere le idee che in realtà avevo in mente da tanto tempo. >>

Patrizia : <<Da Beatrix Potter a Elsa Beskow, passando per Sibille Von Olfers, la grande sfida della collana C’era un’altra volta di Pulce Edizioni, di portare o rieditare storie di epoche passate. Qual è l’importanza di proporle ai bambini di oggi?>>
Cristina: << Adoro questo progetto e adoro questa collana. Abbiamo deciso di recuperare dei testi di epoche passate, non parliamo di classici che sono sempre stati in catalogo presso quasi tutte le case editrici, ma di albi illustrati, picture books, che o non sono mai stati proposti in Italia o mancano da tantissimo tempo.
Perché abbiamo deciso di fare questo? L’assunto è che un bimbo di 100 anni fa e un bimbo di adesso intorno a tre/quattro anni hanno uno sviluppo psicofisico che è lo stesso: ridono per le stesse cose, gli piacciono le stesse storie.
I libri che abbiamo scelto sono portatori di uno sguardo che accarezza l’infanzia, che valorizza l’infanzia sia da un punto di vista delle storie, della narrazione, sia dal punto di vista grafico, delle immagini. Dietro a queste storie ci sono poi gli autori e gli illustratori, ed è molto interessante capire il perché hanno deciso, un certo punto, di rivolgersi all’infanzia.
Possiamo dire che questi libri sono portatori di valori universali che sono validi ancora oggi, di uno sguardo sull’infanzia incredibile e rispettoso che dobbiamo recuperare, qualora l’avessimo smarrito. Come casa editrice ci fermiamo e non pubblichiamo solo quando ci sono contenuti, come per esempio episodi di razzismo, o altre cose, che oggi sono giustamente improponibili, altrimenti troviamo che ci siano dei picture books di epoche passate che si rivelano attualissimi da tutti i punti di vista: della narrazione, delle immagini, della struttura narrativa, dei giochi linguistici e quant’altro. >>

Irene: << Per la casa editrice Pulce ti occupi della collana Whiteboards, una collana di cartonati dedicata ai più piccoli e con un’attenzione particolare ai bambini e alle bambine con bisogni speciali. Com’è nata l’idea di creare e portare avanti questa collana, tra l’altro molto ricca di titoli?>>Cristina: << Questa è una grande sfida.  La sfida che ci siamo dati io e Elisa Mazzoli e il team con cui lavoriamo è quella di non perdere mai l’occasione quando si può parlare a un bambino/a.  L’idea da cui partiamo è quella che vede i cartonati portatori di un contenuto esplicito, faccio un esempio: i colori oppure gli opposti oppure in mezzi di trasporto, accompagnato però da un altro contenuto più sottile. Un contenuto implicito, che arriva quando deve arrivare, che magari non arriva subito ma arriva dopo un anno, dopo due anni, che arriva al fratello più grande, come un semino che si getta e germoglia a suo tempo.
Molti dei testi di questa collana hanno il bollino “Liberi tutti”, questo indica un’attenzione ai bimbi e alle bimbe che hanno diversi stili cognitivi, diversi tempi di apprendimento, diversi tempi di attenzione, che potrebbero aver disturbi del linguaggio. I libri con il bollino sono libri che quindi aspettano e rispettano i bimbi e le bimbe, libri godibilissimi per tutti ma che appunto hanno questa attenzione di non lasciare indietro nessuno, quindi un’accessibilità culturale anche per chi non ha lo stesso sviluppo cognitivo della media. È una collana a cui ovviamente teniamo moltissimo. Gli addetti ai lavori quali logopedisti, psicologi, insegnanti ne riconoscono l’importanza e la valenza e questo ci ha riempito di soddisfazioni.>>

Patrizia: <<Dopo aver trascorso tanti anni dietro ad una cattedra, quali pensi possano essere le strategie per formare dei lettori motivati?>>Cristina: << Sicuramente non facendo fare le noiosissime schede di lettura e i riassunti che sviliscono il piacere della lettura. Ci sono bambini terrorizzati dai compiti che si dovranno fare dopo aver letto un libro, quando un libro diventa un obbligo si perde il piacere di leggere.
Il compito degli insegnanti deve essere quello di proporre più generi possibili, in modo da venire incontro ai molteplici interessi di ciascun bambino, che potrà scegliere in totale libertà.
Perché esiste un libro per ogni lettore, di questa cosa sono sicura! C’è un libro per tutti, anche per i non lettori che ancora sono alla ricerca della storia, che farà scattare in loro l’amore per la lettura.>>

Irene: <<Hai scritto e illustrato tanti libri, ce n’è uno a cui sei più legata come autrice e/o illustratrice e perché?>>
Cristina: <<Questa è una domanda difficilissima, come chiedere qual è il figlio preferito, in realtà non c’è una risposta.
Di sicuro però sono legata molto a un libro difficile che è “Qualcosa che c’entra con la felicità”. È un libro che tratta una tematica molto particolare e spero che possa essere interessante anche per i bambini e le bambine della scuola primaria. Sono molto legata al libro e all’illustratore. Samuel Jessurun de Mesquita era un artista olandese, maestro di Escher, morto da Auschwitz il 10 febbraio che è anche il giorno del mio compleanno.  Io non lo conoscevo, ho visto le sue opere e mi è venuta una storia da raccontare, mi sono documentata su di lui ed è venuta fuori una vita molto interessante che ho deciso di narrare in fondo al libro. Non nego che la coincidenza del giorno della sua morte con il mio compleanno mi abbia un po’ impressionato.
Un altro libro a cui sono molto legata e che uscirà a brevissimo è “Facciamo finta che”. Ecco, questi sono due libri molto esplicativi del mio modo di vedere alcune cose e di come voglio parlare di tematiche più profonde attraverso un linguaggio accessibile anche ai bambini. >>

Patrizia: <<Ti viene data la possibilità di esprimere un desiderio: illustrare Roald Dahl, o scrivere il seguito de “Il libro della giungla”. Cosa sceglieresti e perché?>>
Cristina :<< Bellissima questa domanda ma difficilissima! Premesso che non penso di essere in grado di illustrare Roal Dahl, sarei onorata anche solo nel provarci. Credo però che Quentin Blake sia già la persona che, attraverso le sue illustrazioni, meglio ha dato energia al testo di Dahl, tra il testo di Dahl e le illustrazioni di Blake c’è un’osmosi che adesso è inscindibile, quindi non andrei a metterci di fianco nessun altro.
Per quanto riguarda invece “Il libro della giungla” sei andata a scovare è uno dei miei libri del cuore, un libro meraviglioso. Anche in questo caso non oserei scriverne il seguito. Non credo molto nei seguiti dei classici perché se l’autore o l’autrice, papà o mamma di un libro, si sono fermati vuol dire che la storia è conclusa, e allora chi siamo noi per proseguire? Quindi non lo scriverei, ma in compenso farei volentieri quattro chiacchiere con Kipling.
Un mio desiderio sarebbe quello di far conoscere il libro nelle scuole ai bambini e alle bambine, che conoscono spesso solo la versione animata, che non ha la stessa forza e coerenza del romanzo.>>

Irene: <<Io e te abbiamo un comune l’appartenenza allo scoutismo. Cosa porti del mondo scout dentro alla tua professione?>>Cristina: <<Allora io dico sempre che l’aver fatto l’insegnante e l’essere stata la maestra che sono stata lo devo principalmente allo scoutismo. Lo scoutismo mi ha insegnato cose per la vita, mi ha dato strumenti, capacità ma anche una visione della società, degli altri, del prossimo che è così importante per me, è così determinante che non finirò mai di ringraziare questo cammino che ho fatto.
Credo che oggi la sfida educativa portata avanti dagli scout sia grandiosa, i valori di lealtà, attenzione all’altro, gioia, crescita, confronto, servizio siano adesso ancora più importanti che al tempo di Baden Powell (fondatore del movimento scout).
Nel mio essere insegnante lo scoutismo dunque è stato determinante, adesso, nella mia avventura letteraria, credo che tutto sia infarcito di quello spirito, di quella positività, di quel vedere sempre una situazione dal suo punto migliore e non arrabbiarsi mai. Come diceva Baden Powell “non c’è brutto o cattivo tempo ma brutto e cattivo equipaggiamento” quindi è sempre bella una giornata, anche se piove.

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@lefavoleditommy

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